Ansia e depressione

Ansia e depressione

L’ansia e la depressione camminano insieme e fanno sentire il desiderio di allontanarci dal mondo, infatti, se si vive insieme agli altri si rimarrà nei pensieri rivangando i ricordi del passato e preoccupandoci per ciò che si dovrebbe fare e pensare. La rabbia, sia contro se stesso che verso gli altri, è determinante nel fare insorgere la depressione. Alcuni elementi della depressione sono: l’indecisione, la disperazione, l’incapacità di ridere, la rabbia che non traspare nell’esteriorità, la perdita di interesse per alcuni aspetti della vita, l’agitazione e l’irrequietezza, la sensazione continua di stanchezza, le relazioni interpersonali provocano ansia anche senza un apparente motivo, l’insonnia o sonno disturbato, ci si sente intrappolati in situazioni anche se piacevoli che generano la depressione, la trascuratezza nell’alimentazione e passare da troppa a poca alimentazione, la voglia di farla finita. Se questo stato d’animo dura più di due settimane si deve cercare un aiuto, vincere la depressione è possibile.

Vanno assolutamente valutati i disturbi dell’ansia e relativo stress cronico. Lo stress è presente nella vita di ognuno di noi, si può convivere con lo stress e sviluppare risposte adattive e strategie di coping (strategia di adattamento) nella misura in cui si trattano situazioni prevedibili e controllabili. La percezione soggettiva di controllo delle situazioni è fondamentale per capire la differenza tra lo stress positivo e quello negativo. Il distress (stress negativo) si associa a situazioni indesiderabili, imprevedibili e fuori controllo, sono sgradevoli e fastidiose ma spesso inevitabili come pericoli e minacce così l’incertezza può generare l’ansia. Se uno stress è negativo si mantiene a lungo e sostenuto diventa uno stress cronico perché il prolungamento dei fattori di stress annullano la capacità di risposta. Se, invece, le risorse personali non sono sufficienti o non hanno la stessa efficacia, lo stress predispone a sviluppare sentimento di impotenza considerata come il preludio alla depressione. Si può mangiare a causa dell’ansia, infatti, come risposta a uno stress è quella di ridurre l’ingestione di cibo a causa dell’incremento dell’attività del sistema nervoso simpatico con il conseguente aumento dell’adrenalina che prepara alla lotta e alla difesa davanti a una minaccia. Nei momenti di ansia l’appetito e la digestione si riducono, in quanto l’ansia chiude lo stomaco, mentre il mangiare in modo impulsivo è il malessere emotivo nelle sue diverse forme.


Differenza tra paura, ansia, fobia.

La paura è l’emozione che si adatta meglio alla emozione negativa associata a esperienze spiacevoli, si assume uno stato di allerta, di fronte al pericolo ciò genera le condizioni fisiologiche necessarie per affrontarla o lottando o fuggendo. Aristotele disse che “non è coraggioso chi non teme nulla” perché così sarebbe un temerario, persona priva di senno, bensì la è chi apprende la paura per affrontarla e superarla. Inoltre, lo stress post traumatico si verifica come conseguenza di un’esperienza particolarmente dura come lo stupro, le aggressioni fisiche, gli incidenti stradali. I sintomi di cui si soffre sono gli ostacoli di godere della vita quotidiana quali sogni e ricordi ricorrenti e angoscianti relativi all’accaduto scatenante, un malessere psicologico, amnesia dissociativa, tendenze autolesioniste, comparsa di immagini appartenenti al passato. Inoltre, la necessità di evitare qualunque situazione capace di riportarli con la mente all’evento traumatico.

La Paura è un complesso di sensazioni sgradevoli causate da stimoli considerati pericolosi che attivano una risposta difensiva. La paura è universale. Si riconosce perché ci si agita e nell’agitazione ci sono le palpitazioni, il respiro e l’espressione accelerano. La paura patologica è la fobia perché la paura è persistente e intensa e provoca lo “stimolo fobico” (aghi, iniezioni, animali, parlare in pubblico, volare, spazi chiusi ecc.). Chi soffre di fobia riconosce che il timore è eccessivo ed anche assurdo, ma allo stesso tempo non riesce a controllarlo.

La fobia trae origine dal mito greco “fobos” che era il dio della paura. Dal termine fobos deriva l’italiano “fobia” che si traduce in “paura, panico, fuga”. Termine che appare per la prima volta nei testi di medicina del I secolo in relazione all’idrofobia. Nel XVI e XVII secolo questo concetto attirò l’attenzione di filosofi e moralisti e Cartesio lo menziona ne “Le passioni dell’anima”. Nel XIX secolo si descrissero molte fobie, in particolare la “agorafobia” in cui la vertigine era l’elemento in cui gravitavano i timori, quindi “vertigine ipocondriaca” o “vertigine della piazze”. Dal XX secolo i fenomeni fobici e possessivi sono considerati varianti cliniche di un medesimo disturbo. Quindi la fobia è un timore intenso e persistente nei confronti di qualcosa

La depressione è un disturbo affettivo dove si provano emozioni diverse in base a un vario insieme di esperienze vissute che, in generale, si adattano. Così la paura è una risposta emotiva in situazioni di pericolo o minaccia sia nell’ambiente sia nel contesto sociale. L’ansia è un’emozione secondaria legata alla paura che si prova in una situazione che genera un timore diffuso e generalizzato. L’ira è un’altra emozione primaria che vive in situazioni dove ci si sente minacciati o dove la minaccia è già una realtà e ne patisce le conseguenze. La tristezza è un’emozione primaria che si vive nel momento in cui si crede o si è subita una perdita ed è proporzionale alla causa sia nell’intensità sia nella durata. Come la paura anche la tristezza può comportare altre emozioni secondarie. Se la sensazione di tristezza si protrae è probabile che si sperimentino dei sintomi di depressione legati a tempi remoti.


Articolo tratto dal libro “Lezioni di Autostima e benessere psicofisico” Autore Giuliana Ghiandelli Casa Editrice EIFIS Edizioni